Cerca nel blog

Iscriviti alla nostra Newsletter:

Iscriviti alla nostra Newsletter per essere sempre aggiornato:

Meditazione Comunitaria da lunedi' 28 marzo a domenica 3 aprile 2016


Monastero della foresta delle canne di bambù

Orari di meditazione comunitaria:
- mattino dalle ore 6,00 alle ore 6,30;
- ora media dalle 12,30 alle 13,00;
- serale dalle 22,00 alle 22,30.

Meditazione come dialogo tra culture diverse.
Sul sentiero di Francesco d’Assisi (2)

Da lunedì 28 marzo a domenica 3 aprile 2016.


----------
CAPITOLO III.

NASCONDE SOTTO IL VELO DI ALLEGORIE
IL SEGRETO DELLA SUA TRASFORMAZIONE

Lunedì 28mattina
328 6. Già cambiato spiritualmente, ma senza lasciar nulla trapelare all’esterno, Francesco rinuncia a recarsi nelle Puglie e si impegna a conformare la sua volontà a quella divina [Questo mutamento, inspiegabile nelle circostanze ricordate finora, si farà più chiaro quando il Celano saprà - è verosimile, dai primi compagni di Francesco - di un’altra visione, quella di Spoleto, ben più individualizzata, e completerà il quadro in 2 Cel. (Cfr. Leggenda dei tre compagni, c. 2,6)].
Si apparta un poco dal tumulto del mondo e dalla mercatura, e cerca di custodire Gesù Cristo nell’intimità del cuore. Come un mercante avveduto sottrae allo sguardo degli scettici la perla trovata (Mt 13,45-46), e segretamente si adopra a comprarla con la vendita di tutto il resto.


ora media
329 Vi era ad Assisi un giovane, che egli amava più degli altri [Chi poteva essere questo
amico innominato? Fu poi frate? Secondo il Sabatier (Etudes inédites, p. 163) potrebbe essere il futuro frate Leone; secondo altri (cfr. L. MACALI, Tommaso da Celano, Le due vite, Roma 1954, p. 17, n. 9) potrebbe essere frate Elia, di cui non si fa parola quando si parla dell’entrata dei primi compagni].

Poiché era suo coetaneo e l’amicizia pienamente condivisa lo invitava a confidargli i suoi segreti, Francesco lo portava con sé in posti adatti al raccoglimento dello spirito, rivelandogli di aver scoperto un tesoro grande e prezioso. L’amico, esultante e incuriosito, accettava sempre volentieri l’invito di accompagnarlo. Alla periferia della città c’era una grotta, in cui essi andavano sovente, parlando del «tesoro». L’uomo di Dio, già santo per desiderio di esserlo, vi entrava, lasciando fuori il compagno ad attendere, e, pieno di nuovo insolito fervore, pregava il Padre suo in segreto (Mt 6,6). …

serale
Desiderava che nessuno sapesse quanto accadeva in lui là dentro e, celando saggiamente a fin di bene il meglio, solo a Dio affidava i suoi santi propositi. Supplicava devotamente Dio eterno e vero di manifestargli la sua via e di insegnargli a realizzare il suo volere. Si svolgeva in lui una lotta tremenda, né poteva darsi pace finché non avesse compiuto ciò che aveva deliberato. Mille pensieri l’assalivano senza tregua e la loro insistenza lo gettava nel turbamento e nella sofferenza. Bruciava interiormente di fuoco divino, e non riusciva a dissimulare il fervore della sua anima. Deplorava i suoi gravi peccati, le offese fatte agli occhi della maestà divina. Le vanità del passato o del presente non avevano per lui più nessuna attrattiva, ma non si sentiva sicuro di saper resistere a quelle future. Si comprende perciò come, facendo ritorno al suo compagno, fosse tanto spossato da apparire irriconoscibile.
---
Martedì 29mattina
330 7. Un giorno finalmente, dopo aver implorato con tutto il cuore la misericordia divina, gli fu rivelato dal Signore come doveva comportarsi. E fu ripieno di tanto gaudio da non poterlo contenere e da lasciare, pur non volendo, trasparire qualcosa agli uomini.

ora media
331 Il grande amore che gli invadeva l’anima non gli permetteva ormai di tacere; tuttavia parlava in linguaggio enigmatico: cercava di esprimersi con gli altri nello stesso modo figurato con cui l’abbiamo visto discorrere con l’amico preferito di un tesoro nascosto. Diceva di rinunciare a partire per le Puglie, ma allo scopo di compiere magnanime imprese nella sua patria. Gli amici pensavano che avesse deciso di maritarsi e gli domandavano: «Vuoi forse prendere moglie, Francesco?». Egli rispondeva: «Prenderò la sposa più nobile e bella che abbiate mai vista, superiore a tutte le altre in bellezza e sapienza». E veramente sposa è la vera religione che egli abbracciò (Gc 1,27); e il Regno dei Cieli è il tesoro nascosto (Mt 13,44) che egli cercò così ardentemente. Bisognava davvero che si compisse pienamente la vocazione evangelica in colui che doveva essere ministro fedele e autentico del Vangelo (Ef 3,7)!

CAPITOLO IV

VENDUTA OGNI COSA, SI LIBERA ANCHE DEL DENARO RICAVATO

serale
332 8. Così il beato servo dell’Altissimo, sospinto e preparato dallo Spirito Santo, essendo scoccata l’ora stabilita si abbandona all’impulso della sua anima: calpesta i beni di questo mondo per la conquista di beni migliori. D’altronde non gli era più permesso differire: una epidemia mortifera si era diffusa ovunque, paralizzando a molti le membra in modo tale che avrebbe tolto loro anche la vita, se il Medico [Va inteso tutto in senso spirituale. Il «Medico» è Cristo, che «per noi si è fatto povero in questo mondo» (cfr. Reg. boll. 6, 4). Ci si riferisce, probabilmente, ai movimenti ereticali, di ispirazione catara, che si diffondevano in Italia, e che proprio la presenza di Francesco riuscì a neutralizzare] avesse tardato anche solo per poco.
---
Mercoledì 30mattina
333 Francesco pertanto balza in piedi, fa il segno della croce, appronta un cavallo, monta in sella e, portando con sé panni di scarlatto, parte veloce per Foligno. Ivi, secondo la sua abitudine, vende tutta la merce, e, con un colpo di fortuna, perfino il cavallo!

ora media
334 Sul cammino del ritorno, libero da ogni peso, pensa all’opera cui destinare quel denaro. Convertito a Dio in maniera rapida e meravigliosa, sente tale somma troppo ingombrante, la portasse pure per un’ora sola. Così, tenendone conto quanto l’arena, si affretta a disfarsene. Avvicinandosi ad Assisi, si imbatte in una chiesa molto antica, fabbricata sul bordo della strada e dedicata a San Damiano, allora in stato di rovina per vecchiaia [San Damiano, ora santuario e convento francescano abitato dai frati minori].

serale
335 9. Il nuovo cavaliere di Cristo si avvicina alla chiesa, e vedendola in quella miseranda condizione, si sente stringere il cuore. Vi entra con timore riverenziale e, incontrandovi un povero sacerdote, con grande fede gli bacia le mani consacrate, gli offre il denaro che reca con sé e gli manifesta i suoi proponimenti. Stupito per l’improvvisa conversione, il sacerdote quasi non crede a quanto odono le sue orecchie e ricusa di prendere quei soldi, temendo una burla. Infatti lo avevano visto, per così dire, il giorno innanzi a far baldoria tra parenti e amici, superando tutti nella stoltezza. Ma Francesco insiste e lo supplica ripetutamente di credere alle sue parole, e lo prega di accoglierlo con lui a servire il Signore. E finalmente il sacerdote gli permette di rimanere con lui, pur persistendo nel rifiuto del denaro, per paura dei parenti. Allora Francesco, vero dispregiatore della ricchezza, lo getta sopra una finestrella, incurante di esso, quanto della polvere. Bramava, infatti, possedere la sapienza che è migliore dell’oro e ottenere la prudenza che è più preziosa dell’argento (Pr 16,16).
---
CAPITOLO V
IL PADRE LO PERSEGUITA E LO TIENE PRIGIONIERO

Giovedì 31mattina
336 10. Mentre il servo dell’Altissimo. viveva in quel luogo, suo padre andava cercando ovunque, come un diligente esploratore, notizie del figlio. Appena venne a conoscenza che Francesco dimorava in quel luogo e viveva in quella maniera, profondamente addolorato e colpito dal fatto inatteso, radunò vicini e amici e corse senza indugio dal servo di Dio. Ma questi, che era ancora novizio nelle battaglie di Cristo, presentendo la loro venuta e sentendo le grida dei persecutori, si sottrasse alla loro ira, nascondendosi in un rifugio sotterraneo che si era preparato proprio in previsione di un simile pericolo. In quella fossa, che era sotto la casa. ed era nota forse ad uno solo, rimase nascosto per un mese intero non osando uscire che per stretta necessità. Mangiava nel buio del suo antro il cibo che di tanto in tanto gli veniva offerto, e ogni aiuto gli era dato nascostamente. Con calde lacrime implorava Dio che lo liberasse dalle mani di chi perseguitava la sua anima (Sal 108,31; 141,7-8) e gli concedesse la grazia di compiere i suoi voti. Nel digiuno e nel pianto invocava la clemenza del Salvatore e, diffidando di se stesso, poneva tutta la sua fiducia in Dio. Benché chiuso in quel rifugio tenebroso, si sentiva inondato da indicibile gioia, mai provata fino allora. Animato da questa fiamma interiore, decise di uscire dal suo nascondiglio ed esporsi indifeso alle ingiurie dei persecutori.
ora media
337 11. Si leva prontamente e di scatto, pieno di zelo e di letizia, si munisce dell’armatura necessaria per le battaglie del Signore: lo scudo della fede e un grande coraggio, e s’incammina verso la città, accusandosi, nel suo divino entusiasmo, di essersi attardato troppo per viltà.

- serale
338 Tutti quelli che lo conoscevano, vedendolo riapparire e mettendo a confronto il suo stato attuale col passato, cominciarono a insultarlo, a chiamarlo mentecatto, a lanciargli contro pietre e fango. Quell’aspetto, macerato dalla penitenza, e quell’atteggiamento tanto diverso dal solito, li inducevano a pensare che tutti i suoi atti fossero frutto di fame patita e di follia. Ma poiché la pazienza val più dell’arroganza (Qo 7,9), Francesco non si lasciava disanimare né sconfiggere da insulto alcuno e ringraziava Dio per quelle prove. Invano l’iniquo perseguita l’uomo retto, perché quanto più questi è combattuto tanto maggiore è il trionfo della sua fortezza. L’umiliazione, disse qualcuno [Si riferisce forse a un passo di Seneca, Lettere morali, 4, lett. 10, 2], rende più intrepido il cuore generoso.
---
Venerdì 1 aprilemattina
339 12. Quel vociare rumoroso e canzonatorio attorno a lui si diffondeva sempre di più per le vie e le piazze della città e il clamore degli scherzi rimbalzava di qua e di là toccando le orecchie di molti, finché giunse anche a quelle di suo padre. Questi, udito gridare il nome del figlio e saputo che proprio contro di lui era diretto il dileggio dei cittadini, subito andò da Francesco, non per liberarlo, ma per rovinarlo. Come il lupo assale la pecora, senza più alcun ritegno, con sguardo truce e minaccioso, afferrandolo con le mani, lo trascinò a casa. E, inaccessibile ad ogni senso di pietà, lo tenne prigioniero per più giorni in un ambiente oscuro, cercando di piegarlo alla sua volontà, prima con parole, poi con percosse e catene. Ma il giovane dalle stesse sofferenze traeva forza e risolutezza per realizzare il suo santo ideale. Né la debilitante reclusione né i martellanti rimbrotti gli fecero mai perdere la pazienza.

ora media
340 Il cristiano infatti ha il mandato di rallegrarsi nelle tribolazioni [Cfr. (Mt 5,11-12) ]: neppure sotto i flagelli e le catene può abbandonare la sua linea di condotta e di spirito e lasciarsi sviare dal gregge di Cristo. Non lo intimorisce il diluviare di molte acque (Sal 31,6), lui, che in ogni angustia ha per rifugio il Figlio di Dio, il quale perché non riteniamo troppo pesante il giogo delle nostre sofferenze, ci mostra quanto sono assai più grandi quelle che egli ha sopportato per noi.

CAPITOLO VI
LA MADRE LO LIBERA,
ED EGLI SI SPOGLIA DAVANTI AL VESCOVO DI ASSISI
serale: 341 13. Affari urgenti costrinsero il padre ad assentarsi per un po’ di tempo da casa, e il servo di Dio rimase legato nel suo sgabuzzino. Allora la madre, essendo rimasta sola con lui, disapprovando il metodo del marito, parlò con tenerezza al figlio, ma s’accorse che niente poteva dissuaderlo dalla sua scelta. E l’amore materno fu più forte di lei stessa: ne sciolse i legami, lasciandolo in libertà. …
---
Sabato 2mattina: Francesco, ringraziando Iddio onnipotente, senza perdere un istante, se ne tornò al luogo dove aveva dimorato prima. Reso più sicuro dall’esperienza delle lotte e tentazioni affrontate, appariva anche più sereno; le avversità gli avevano maggiormente temprato lo spirito, e se ne andava ovunque libero e con maggior fermezza.

ora media: 342 Frattanto il padre rincasa e non trovandolo, accumulando peccati su peccati, tempesta di rimproveri la moglie. Poi furente e imprecante, corre da Francesco a San Damiano, nel tentativo di almeno allontanarlo dalla regione, se non gli riesce di piegarlo a ritornare alla sua vita precedente. Questa volta però, poiché chi teme il Signore è sicuro di trovare in Lui ogni forza (Pr 14,26), il figlio della grazia, appena sente che il padre terreno sta per sopraggiungere, gli va incontro spontaneamente, gioioso, dichiarando di non aver più paura delle catene e delle percosse, e di essere pronto a sopportare lietamente ogni male nel nome di Cristo.

- serale: 343 14. Allora il padre, visto vano ogni sforzo per distoglierlo dal nuovo cammino, rivolge tutto il suo interesse a farsi restituire il denaro. L’uomo di Dio aveva deciso di usarlo per i poveri e per il restauro della cappella; ma, staccato com’era da esso, non si lasciò sedurre dal miraggio apparente di poterne trarre del bene e non gli dispiacque affatto privarsene. Ritrovò la borsa del denaro che egli, gran disprezzatore dei beni terreni e assetato di quelli celesti, aveva scagliato in mezzo alla polvere della finestra. Il ricupero della somma placò in parte come un refrigerio l’ira e l’avidità del padre. Tuttavia impose al figlio di seguirlo davanti al vescovo della città [Era Guido II, o di Secondo, che fu vescovo di Assisi dal 1204 (?) al 1228. Più volte si parlerà di lui lungo la storia di Francesco], perché facesse nelle mani del prelato la rinuncia e la restituzione completa di quanto possedeva. Era ben lontano dal far resistenza, e aderì giubilante e sollecito a questa richiesta.
---
Domenica 3mattina: 344 15. Comparso davanti al vescovo, Francesco non esita. né indugia per nessun motivo: senza dire o aspettar parole, si toglie tutte le vesti e le getta tra le braccia di suo padre, restando nudo di fronte a tutti [In 2 Cel. 12, è precisato che questa nudità non era totale, perché Francesco portava sulle carni il cilicio]. …

ora media: Il vescovo, colpito da tanto coraggio e ammirandone il fervore e la risolutezza d’animo, immediatamente si alza, lo abbraccia e lo copre col suo stesso manto. Comprese chiaramente di essere testimone di un atto ispirato da Dio al suo servo, carico di un significato misterioso [Un atto carico di mistero, come le azioni simboliche dei profeti dell’A. T.]. Perciò da quel momento egli si costituì suo aiuto, protettore e conforto, avvolgendolo con sentimento di grande amore.

serale: 345 Il nostro atleta ormai si lancia nudo nella lotta contro il nemico nudo; deposto tutto ciò che appartiene al mondo eccolo occuparsi solo della giustizia divina! Si addestra così al disprezzo della propria vita, abbandonando ogni cura di se stesso, affinché sia compagna della sua povertà la pace nel cammino infestato da insidie [Ancora citazione da Seneca, Epist. I lett. 14, 8] e solo il velo della carne lo separi ormai dalla visione di Dio.