La Bhagavad Gītā
… per
conoscere e meditare
Premessa
1.
La Bhagavad Gītā rappresenta la parte più significativa del grande
poema epico denominato Mahābhārata. La sua composizione viene
tradizionalmente attribuita a Vyāsa.
Vyāsa:
è un rishi,
un grande saggio, noto anche come
l’avatar
scrittore.
A Vyāsa è attribuita l’impresa che permise
all'uomo
moderno di comprendere la divina conoscenza dei Veda,
egli
viene anche chiamato Veda
Vyāsa,
o "suddivisore
dei Veda"
(la
parola vyāsa infatti può significare "dividere",
"differenziare", o "descrivere")
È
anche l'autore e il narratore stesso del Mahābhārata.
Si
tratta di un’opera ampiamente articolata, capace di accogliere,
chiarire e affiancare vari profili dottrinali particolarmente diffusi
nello scenario filosofico dell’India, già alquanto profondo e
variegato.
Nella
Bhagavad Gītā è enfatizzato un culto popolare verso un Dio
personale, nel quale i concetti del Brahaman e dell’Atman lasciano
spazio all’espressione di fede nel Signore (Kṛṣna)
che ha assunto i tratti della Realtà ultima del Purusha Samkhya.
Brahaman:
Realtà assoluta.
Atman:
Il sé puro, oltre il corpo e la mente.
Purusha
Samkhya:
Consapevolezza spirituale, lo spirito del puro sé.
Nel
testo si riconoscono varie componenti religiose e filosofiche ben
armonizzate tra loro, finalizzate ad una pratica
non vincolata al misticismo,
ma applicabile, entro le possibilità generali di una vita ordinaria,
attraverso l’atteggiamento devozionale della bhakti.
Il Bhakti
yoga può
essere idoneo come stile di vita quotidiana per affrontare ogni
genere di problematica esistenziale. Azione conoscenza e devozione,
il tutto permeato d’Amore a Dio nella forma “affascinante
di Kṛṣna”.
2.
Bhīsmaparvan
(libro di Bhīsma)
e
la Bhagavad Gītā (canto
del Glorioso Signore).
Il
Bhīsmaparvan è il 6° dei 18 libri costituenti il Mahābhārata.
Qui è situato il dialogo della Bhagavad Gītā, immediatamente prima
dell’inizio della guerra tra la famiglia reale dei Pandava e quella
degli usurpatori, gli irriducibili aggressivi Kaurava.
La
Bhagavad Gītā è il testo sacro della scuola visnuita
dei Bhāgavat. Il testo è venerato anche dagli śivaiti
e dagli śākta,
nonché da tutte le sampradāya.
Scuola
visnuita:
ossia
di Krisna quale Dio Supremo.
Sampradāya:
tradizioni.
L’opera
è suddivisa in 18 adhyāya,
e sono unanimemente riconosciute il vertice e il cuore del
Mahābhārata.
Adhyāya:
“letture”
o capitoli.
La
Bhagavad Gītā è redatta nella forma del dialogo-insegnamento tra
Arjuna e Krisna, l’amico, consigliere e maestro prediletto che gli
fa da auriga nell’imminente battaglia.
Arjuna:
uno dei 5
Pāndava, eroe principale.
Si
fronteggiano gli eserciti dei due rami dei discendenti dei Kuru, cioè
i 100 Kaurava
(figli di
Dhrtarāstra guidati dal primogenito Duryodhana) e
i 5 figli di Pāndu (loro
padre putativo)
guidati da Yudhisthira.
Vyāsa
infonde a Samjaya, suo discepolo e auriga di Dhrtarāstra, il potere
di vedere tutto ciò che sarebbe accaduto sul campo di battaglia in
tal modo potrà riferire gli avvenimenti al re cieco.
Dhrtarāstra:
Re
cieco dalla nascita e
anche
privo della visione spirituale,
padre
dei Kuru (Kaurava) e
causa
della battaglia di Kuruksetra.
Dhrtarāstra
conoscendo i siddhi di Samjaya gli chiede di riferirgli ciò che vede
e sente che sta accadendo sul campo di battaglia.
Siddhi:
poteri
sovrannaturali, in generale si considerano
otto
siddhi
principali: 1) diventare infinitamente piccolo – anima-siddhi;
2)
diventare infinitamente leggero – laghima-siddhi;
3)
ottenere tutto ciò che si desidera – prapti-siddhi);
4)
compiere qualsiasi meraviglia – prakamaya-siddhi;
5)
diventare infinitamente grande – mahima-siddhi;
6)
creare e dissolvere qualsiasi cosa –
isita-siddhi;
7)
dominare qualunque essere – vasita-siddhi;
8)
realizzare l’impossibile – kamavasayita-siddhi.
Oramai
prossimi all’inizio della guerra, i responsabili degli eserciti si
accordano sulle regole di svolgimento dei combattimenti.
Nella
trama di tutto il poema, seppure sui binari di terribili eventi
bellici, aleggia un delicato e profondo afflato mistico: insieme
ai vari insegnamenti, quali la solenne enunciazione dell’immortalità
dell’anima, il tema
dominante è il rapporto d’amore che unisce l’uomo al Glorioso
Signore Kṛṣna,
immagine
e presenza dell’Assoluto
(Brahman).
Capitolo
1
versetto
1
Dhritarastra disse: O
Sañjaya, che cosa hanno fatto i
miei figli e i figli di Pandu dopo
essersi schierati nel
luogo santo di Kuruksetra, pronti ad attaccar
battaglia?
versetto
2
Sanjaya disse:
dopo aver visto
l’esercito dei Pandava, schierato per
combattere, il re Duryodhana
avvicinandosi al suo
maestro e gli rivolge le seguenti parole:
versetto
3
Maestro
(Dronacarya),
guarda
attentamente la
grande forze militari dei figli di Pandu organizzata
dal figlio di Drupada, tuo intelligente discepolo.
versetto
4
"In questo esercito ci
sono eroi e potenti arcieri che
eguagliano Bhima e Arjuna nella
battaglia: grandi
combattenti come Yuyudhāna, Virāta e Drupada".
versetto
5
Vi sono anche
Dhristaketu, Cekitana, Kasiraja
(principe
di Kasī),
Purujit, Kuntibhoja e Saibya, tutti
grandi guerrieri, eroici e
potenti.
versetto
6
C’è
il grande Yudhāmanyu, il vittorioso Uttamaujā, il
figlio di
Subhadrā e i figli di Draupadī; questi sono
tutti valorosi
combattenti sul loro carro.
versetto
7
Adesso
t’informo, o migliore dei nati due volte (sono
così chiamati gli appartenenti) dei
nomi dei potenti capi del mio esercito.