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La Sapienza dell’India in aforismi, gli Yogasūtra di Patañjāli


La Sapienza dell’India in aforismi,
gli Yogasūtra di Patañjāli


PREMESSA

Lo Yoga è una disciplina psicofisica e ascetica.
E’ una scienza che i saggi dell’India hanno lasciato a beneficio dell’umanità senza obbligo di adesione ad una specifica fede.

In relazione alla dimensione interiore con il termina di “Yoga” s’intende il processo di ricollegamento con le forze originarie della vita e insieme l’unione con la loro fonte, cioè Iswara, Dio.

E’ evidente che la funzione dello Yoga esprime una certa parentela con il significato della radice latina della parola “religione”, che significa “ricongiungersi” a Dio.

Il termine religione:
Questa parola deriva dalla lingua latina, gli studiosi
ne danno due principali definizioni,
una che sostiene che Re-ligione derivi dal verbo re-legere, cioè raccogliere,
c’è chi invece sostiene che derivi dal verbo
re-ligare che significa legare insieme.

Pertanto lo scopo dello Yoga e della religione è quello di riportare l’essere umano alla coscienza divina, alla liberazione, alla salvezza.

Al contrario dei sistemi religiosi strutturati in congregazioni con dei capi autodotatisi di poteri vincolanti sui fedeli e sull’accesso alla salvezza possibile solo o quasi con l’adesione assoluto alla loro dottrina, lo yoga delle origini non propone una gerarchizzazione di gruppo vincolante la possibilità della liberazione (o sei con noi o difficilmente ti salverai, noi solo siamo la via vera!), seppure la maggior parte dei “guru” del passato e di oggi si fanno adorare o comunque venerare dai discepoli.

Lo yoga propone una pura ricerca interiore e ascesi orientata alla mistica.

C’è pure da riconoscere che l’aspirazione ad uscire dalle sofferenza esistenziali, spesso veramente tremende, hanno comportato per molte persone la ricerca della stabilità, di un’autorità che dia delle certezze a tutti i costi, insomma di un Guru; tale fragilità dell’uomo ha favorito l’ego di molti presunti maestri del passato, moderni e contemporanei, affermati anche a livello mondiale, i quali si sono proposti di imporre con tutti i mezzi (commerciali, siddha, kriya, …) e con dottrine estreme le logiche dell’annientamento della personalità verso il vuoto, il nulla o il dissolvimento della “goccia dell’individualità” nell’Oceano, facendo credere che scomparire in Dio nell’amore che annienta sia l’atto unico, vero dell’amore, e ogni altra cosa è maya, illusione. Bisogna veramente essere ottenebrati da un grande dolore esistenziale per aderire a tali prospettive inqualificabili.

La profonda chiarezza degli Yogasūtra aiuta ad avere un approccio equilibrato ai delicati spazi di azione nel corpo e soprattutto della mente.

Gli Yogasūtra non presentano una scienza interiore che mira ad annientare l’individuo nella prospettiva dell’eterna liberazione, ma introducono all’armonia del rapporto perenne con Iswara, Dio, da cui tutto proviene.

1.1 Atha yogānuśāsanam

Atha= ora, ecco (si usa all’inizio di un brano o di un’opera e può avere valore di buon auspicio).
Yoga= atto di unire, giogo, mezzo, fascino, arte magica, sforzo, pratica mentale come sistema, unione dell’anima individuale con il Divino o Dio, devozione.
anu= dentro, implica una cosa successiva a qualche cos’altro.
śāsanam= l’esposizione, l’insegnamento.

"Adesso inizia l’insegnamento dello Yoga”.

Implica il passaggio a questa pratica dopo una preparazione preventiva. E’ un momento di transizione e di buon auspicio. Per l’allievo adesso è il momento di approfondire l’esplorazione interiore proprio nel centro della coscienza, nell’atman, verso la nostra identità eterna.

1.2 Yogaś citta vtti nirodha.

Yogaś= atto di unire, giogo, mezzo, fascino, arte magica, sforzo, pratica mentale come sistema, unione dell’anima individuale con il Divino o Dio, devozione.
citta= mente, coscienza, pensiero.
vṛtti= modificazioni, un stabilità, fluttuazioni, attività, condotta.
nirodha= controllo, cessazione, soppressione, imprigionamento, confino.

"Lo yoga é la cessazione dell'instabilità mentale".

Il versetto evidenzia il problema comune a tutte le persone, cioè l'instabilità mentale; nel contempo è implicito che la cessazione fattori d'instabilità generati dall'identificazione con i pensieri e le immagini fugaci è la via d'uscita verso la serena libertà della consapevolezza di essere Altro e Oltre, seppure pienamente qui!

1.3 tadā draṣa ţuh svarūpe ‘avasthānam


Tadā= allora, in quel caso, a quel tempo.
draṣţuh= il testimone (il soggetto), veggente.
svarūpe= propria forma, natura essenziale.
avasthānam= dimora (āvas=abitare, prendere possesso) (āvasatha=che abita in una casa, padrone di casa).(āvasthika=adatto alle circostanze, che è in accordo con).

Allora l’allievo dimora nella propria natura essenziale”.

Come risultato della pratica di nirodha (controllo, cessazione), la persona diviene stabile in se stessa. Questo processo non è il raggiungimento di qualcosa che non abbiamo, è altresì come un dissolvimento delle nuvole che coprono il sole.

1.4 vŗtti sārūpyam itaratra

vŗtti= modificazioni, fluttuazioni, attività, condotta.
sārūpyam=identificazione, conformazione, assimilazione.
itaratra= (itara= altro,tra due, differente) altrove, in stati diversi, altrimenti.

(Se l’uomo non dimore nello stato dello Yoga, cioè, della consapevolezza della permanente dell’Unione con il Divino/Dio) Altrimenti, la coscienza individuale si identifica con gli impermanenti e stati delle forme/energie mentali.

Altrimenti, la coscienza si avvolge continuamente intorno ai vari oggetti mentali, identificandosi con essi. Avviene quasi uno scambio di identità.
5 sono i modelli di pensiero che sorgono da questa falsa identità e sono di seguito descritti.

1.5 vŗttayah pañcatayah klişţā aklişţā

Vŗttayah= (plurale di vŗtti) modificazioni, fluttuazioni, attività, condotta.
pañcatayah= quintuplo, 5 specie.
klişţa= penoso, afflitto, doloroso.
aklişţā= non penoso, non afflitto, non doloroso.

Le modificazioni mentali delle energie e delle forme di pensiero impermanente, sono di cinque specie, possono risvegliare in noi un sentimento gradevole o sgradevole, piacevole o doloroso.

In funzione alle 5 specie di modificazioni mentali possiamo provare un certo dolore o una certa gioia, cioè, tutta l’estensione del “sentire” della nostra coscienza e conseguentemente anche dei sentimenti penosi e non penosi.
Tra gli spazi estremi del non piacevole e del piacevole vi è quello NEUTRO; si tratta dello spazio delle percezioni che ci lasciano indifferenti; appena le registriamo mentalmente e, poi, le lasciamo subito dissolvere.

1.6 pramāņa viparyaya vikalpa nidrā smŗtayah

Pramāņa= retta conoscenza.
viparyaya= falsa conoscenza, falsa opinione.
vikalpa= immaginazione, fantasia. Concettualizzazione.
nidrā= il sonno profondo (l’attività mentale non si arresta, il cervello non è collegato con la mente, perciò la mente stessa non registra le attività che in essa hanno luogo).
smŗtayah= le memorie, i ricordi.

Le 5 specie di modificazioni mentali sono distinte in:

1) retta conoscenza;
2) errata conoscenza;
3) immaginazione e concettualizzazione;
4) sonno privo di sogni, senza immagini mentali;
5) riproduzioni della memoria.
I punti 1 (Pramāņa= retta conoscenza) e 2 (viparyaya= falsa conoscenza, falsa opinione) prendono forma in relazione ad una qualche misura di contatto dei sensi con un oggetto esterno ad essi.
L’errata conoscenza ha luogo quando non si verifica un contatto diretto con l’oggetto e vengono impegnate delle percezioni sensoriali memorizzate in precedenza. Tale elaborazione favorisce gli equivoci le visioni parziali e frammentarie, cioè, le visioni errate (esempio classico: la corda vista ad una certa distanza si crede sia un serpente).

Punto 3; l’immaginazione e la concettualizzazione, possono riprodurre varie forme in modo ordinato o disordinato, in base al materiale accumulato con i sensi e il ragionamento precedente. Questa funzione è sottoposta alla produzione e/o regolazione della volontà.

Punto 4; Il sonno privo di sogni, senza immagini mentali (nidrā); si presenta senza l’azione della volontà, è quindi un campo senza controllo produttivo dell’individuo. Non vi è applicazione di alcuna energia razionale.
In nidrā il cervello, seppure attivo, non forma immagini mentali.

Punto 5; La memoria riproduce immagini e informazioni in modo fedele a quanto ha percepito la mente ed ha elaborato il pensiero personale. Riproduce contenuti intellettivi corretti o non corretti ottenuti dagli organi di senso. Non riflette la Verità assoluta, ma quella filtrata dalla mente personale.

1.7 pratyakşā anumānā agamah pramānāņi


pratyakşā= percezione, con i 5 sensi, cognizione diretta con i sensi.
anumānā= inferenza, deduzione, la riflessione.
agamah= la testimonianza dei testi sacri, la Rivelazione.
pramānāņi= retta conoscenza e mezzi per conseguirla, conoscenza legata ai fatti.

La retta conoscenza legata ai fatti, alle esperienze (fatti ed esperienze attendibili) è di tre tipi:

1) percezione sensoriale;
2) deduzione;
3) testimonianze di persone autorevoli e quelle dei Testi sacri.

Patañjāli illustra qui le funzioni della mente che hanno una natura attendibile e un riscontro reale.

1.8 vipayayo mithyā jñānam atad rūpa pratişţham


Vipayayo= falsa conoscenza e opinione, impressione erronea, illusione, equivoco.
mithyā= falso, illusorio.
jñānam= la conoscenza, la concezione.
atad-rūpa= (tad= questo) (rūpa= forma, aspetto esterno, figura, immagine, modo) non sua propria, non è sotto questa forma.
pratişţham= fondato su, che possiede, che occupa.

La falsa conoscenza legata ai fatti, alle esperienze, ha luogo quando l’immagine mentale che si percepisce non corrisponde alla forma dell’oggetto.

Patañjāli espone qui le funzioni della mente che non hanno una natura attendibile.