Meditazione
come dialogo tra culture diverse.
Sul
sentiero di Francesco d’Assisi
Da
lunedì 22 a domenica 29 febbraio 2016.
La
serie di articoli che abbiamo pensato di inserire nel contesto delle
meditazioni di visione interculturale riguarda il giardino sempre
in fiore del sentiero umile, semplice e straordinariamente
profondo di Francesco d’Assisi.
I
testi che riportiamo riguardano la vita, l’esperienza umana e
spirituale, le opere di Francesco e del suo movimento, tutti
documenti calati nella contemporaneità del loro tempo e, altresì,
con una fertilità in grado di portare frutto fresco per ogni
tempo a venire.
Egli
nasce nel 1181 o nel 1182 ad Assisi e ivi torna al suo amato Dio nel
mese di ottobre del 1226. Fu un mistico e poeta dotato di una
sensibilità unica e indelebile.
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Lunedì
22 –
mattina
La
conoscenza delle origini del «sentiero tracciato da Francesco» è
uno dei modi più efficaci di partecipazione ancora oggi alla
freschezza
e alla vitalità
dell’esperienza d’amore globale del santo di Assisi.
– ora
media
Quel
che ci è pervenuto al riguardo di Francesco è ben più che un
insieme di
fonti storiche, piuttosto gli scritti sono come pietre
d’angolo capaci di ristrutturare gli spazi dell’anima. Egli, pur
avendo abbracciato totalmente Madonna
povertà,
non respinse la bellezza di questa Madre
terra.
– serale
Imitando
i mercanti
e i trovatori,
Francesco segui decisamente la libertà della povera gente nella
concreta vita degli uomini di allora, così getto l’antico seme
evangelico. Pur non rinnegando l’autentica ordinaria dimensione
esistenziale dell’uomo, scelse di indicare la via del Vangelo
rispetto al sapere e alle opere della società di allora.
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Martedì
23 –
mattina
Un
compendio ben ordinato della tradizione delle origini francescane è
costituito dalle “Fonti francescane”. Tale opera presenta una
distribuzione dei testi che permette di seguire l’individuazione di
fenomeni che costituiscono la trama delle vicende umane di Francesco
e del francescanesimo originario. Nelle “Fonti F.” hanno trovato
così spazio, in quattro sezioni: 1) gli Scritti
di Francesco d’Assisi; 2) le sue più antiche Biografie,
nonché altri racconti che hanno inteso completare durante tutto
l’arco del primo secolo francescano, l’interpretazione del suo
operato e delle sue volontà; 3) le memorie, sistematiche o
occasionali, le Cronache
e altre testimonianze hanno tramandato di Francesco e del
francescanesimo primitivo nell’ambito del secolo XIII; 4) gli
Scritti
e le Biografie
di Chiara d’Assisi, prescelta quale testimone privilegiata di
fedeltà a un ideale.
– ora
media
VITA
PRIMA di san Francesco.
Secondo
la redazione di Tommaso da Celano (n.
c. 1190, m. c. 1260),
scritta tra il 1228 e l’inizio del 1229. Risulta essere la prima
biografia del santo.
Questa
prima biografia sarà un importante riferimento per molte future
altre biografie.
Il valore biografico e letterario della Vita prima non è mai stato
messo in discussione; altresì, hanno influito non beneficamente le
decisioni del Capitolo generale di Parigi del 1266, che ordinò di
distruggere tutte le precedenti biografie di Francesco, dopo che
Bonaventura da Bagnoregio, ministro generale, ebbe compilato la sua
Leggenda maggiore (1263). L’opera bonaventuriana riuniva in un solo
corpo letterario la biografia del Santo, attenuando come valore le
testimonianze dirette che Tommaso, tra il 1228 e il 1253, aveva
inserito nelle sue tre opere: la “Vita prima”, la “Vita
seconda” e il “Trattato dei miracoli”). …
– serale
…
Comunque, la VITA PRIMA
di Tommaso da Celano, fu commissionata e controllata dai gruppi
dirigenti dell’ordine religioso, in cui non c’era spazio per i
contrasti interni, relativi alla qualificazione e alla sistemazione
del primitivo ideale (Stanislao
da Campagnola, Le origini, pp. 17-18).
Tommaso da Celano si
associò a Francesco tra il 1214-1215, egli non fu uno dei «compagni»
più vicini al maestro paragonabile in qualche modo a Leone, Rufino,
Angelo, anch’essi tuttavia non dei suoi primissimi discepoli, ma
che gli vissero accanto più a lungo, specialmente nei suoi ultimi
anni.
Inviato in Germania nel
1221, con Cesario da Spira e un gruppo di altri frati (tra
i quali Giordano da Giano),
Tommaso vi rimase fin verso la fine del 1224, vivendo l’esperienza
della diffusione del francescanesimo fra popolazioni diverse per
temperamento da quelle latine. Trascorse invece in patria gli ultimi
due anni della vita di Francesco, non però a suo fianco. Dai
dettagli precisi e partecipativi della Vita prima, si può
intravedere che fu presente, in Assisi, alla solenne canonizzazione
di Francesco, celebrata da Gregorio IX (16
luglio 1228)
nella chiesa di San Giorgio, dove le spoglie del Santo erano state
intombate nel 1226 in attesa della costruzione della basilica
sepolcrale.
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Mercoledì
24 –
mattina
Nonostante
l’attestazione perentoria di essersi accinto a scrivere la
biografia di Francesco «per ordine del glorioso signor papa
Gregorio», si può dedurre una committenza anteriore alla
dichiarazione ufficiale della santità di Francesco.
Tommaso da Celano poté
sicuramente documentarsi direttamente. E’ certo che egli non
difettasse di cultura e di abilità letteraria essendo ciò
confermato dai suoi scritti la sua collocazione tra i più eleganti
scrittori latini del suo tempo.
L’opera commissionata,
e pronta già nei primi mesi del 1229, non aveva, in ogni caso,
pretese di completezza.
– ora
media
Tommaso
divide la sua opera in tre parti. Nella prima
trovano posto le vicende della vita del Santo dalla nascita fino agli
ultimi due anni della sua esistenza terrena, cioè fino al 1224,
insistendo però maggiormente sugli episodi della sua conversione e
sugli inizi della fraternità francescana. La seconda
parte
comprende gli ultimi due anni (1224-1226)
della vita di Francesco e la sua morte, mentre la terza
è consacrata alla descrizione delle diverse fasi della sua
glorificazione dopo morte.
– serale
Tommaso
da Celano ha saputo conferire alla sua opera uno stile veramente
personale, caratterizzato da una asciuttezza di parola che non
soffoca un certo senso di poesia. Nella capacità di additare la
«bellezza dei campi», l’«amenità dei vigneti»
(1 Cel. 3. Cfr. S. Spirito, Il francescanesimo, p. 29.),
e in tanti altri
accurati cenni, si sente l’artista che ha il senso della
proporzione estetica senza stemperarsi in eccessi verbali.
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Giovedì
25 –
mattina
PROLOGO
Nel nome del
Signore. Amen.
Incomincia il prologo
alla vita del beato
Francesco
[365]
1.
Per ordine del glorioso signor papa Gregorio (Gregorio IX, eletto
papa il 19 marzo 1227 e morto a Roma il 22 agosto 1241.), mi sono
accinto a narrare diligentemente gli atti e la vita del beatissimo
padre nostro Francesco. Ho cercato di farlo con ordine
e devozione, scegliendo
sempre come maestra e guida la verità. Ma poiché nessuno può
ritenere a memoria tutte le opere e gli insegnamenti di lui, mi sono
limitato a trascrivere con fedeltà almeno quelle cose che io stesso
ho raccolto dalla sua viva voce o appreso dal racconto di testimoni
provati e sinceri, stendendole nel miglior modo che mi è stato
possibile, sebbene tanto inferiore al merito del soggetto. Potessi
davvero essere degno discepolo di colui che evitò costantemente il
linguaggio difficile e gli ornamenti della retorica!
– ora
media
[366]
2.
Ho diviso in tre parti e in vari capitoli il materiale raccolto, allo
scopo di non creare confusione tra episodi di tempi diversi, né
dubbio circa la loro verità. La prima parte segue l’ordine
cronologico (In
realtà, l’autore non si attiene ad un rigoroso ordine cronologico.
Si è limitato a riunire, nella prima parte, i fatti anteriori al
settembre 1224),
e tratta soprattutto della
purezza della sua vita, delle sue virtù esemplari e dei suoi
salutari insegnamenti. Vi sono inseriti anche alcuni miracoli, tra i
tanti che Dio si degnò compiere per mezzo di lui in vita. La seconda
narra gli avvenimenti dal penultimo anno della sua vita fino alla sua
beata morte. La terza infine raccoglie molti miracoli operati in
terra dal Santo, ma molti più ne tace, da quando egli regna glorioso
con Cristo in cielo. Descrive pure il culto di venerazione, di onore
e di lode che papa Gregorio, felicemente regnante, e tutti i
cardinali di santa Chiesa romana gli tributarono, quando decisero di
iscriverlo nel catalogo dei Santi (Ciò
che avvenne prima, ad Assisi, davanti alla chiesetta di San Giorgio,
il 16 luglio 1228, e fu poi comunicato a tutta la Chiesa con la bolla
«Mira circa nos», firmata a Perugia il 19 luglio 1228).
Sia ringraziato Dio onnipotente, che
nei suoi santi si mostra sempre ammirabile e amabile.
Qui finisce il prologo
-
serale
PARTE
PRIMA
CAPITOLO
1, COSTUMI MONDANI DELLA SUA GIOVINEZZA
A
lode e gloria di Dio onnipotente,
Padre,
Figlio e Spirito Santo. Amen.
Incomincia
la vita
del
beatissimo padre nostro Francesco
317 1.
Viveva ad Assisi, nella valle spoletana, un uomo di nome Francesco.
Dai genitori ricevette fin dalla infanzia una cattiva educazione,
ispirata alle vanità del mondo. Imitando i loro esempi, egli stesso
divenne ancor più leggero e vanitoso (Si
cfr. 2 Cel. 3, dove, invece, la madre di Francesco è detta «amica
della più alta onestà: portava nei costumi come il degno visibile
della sua virtù»).
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Venerdì
26 –
mattina
318 Questa
pessima mentalità, infatti, si è diffusa tra coloro che si dicono
cristiani: si è fatto strada il sistema funesto, quasi fosse una
legge, di educare i propri figli fin dalla culla con eccessiva
tolleranza e dissolutezza. Ancora fanciulli, appena cominciano a
balbettare qualche sillaba, si insegnano loro con gesti e parole cose
vergognose e deprecabili. Sopraggiunto il tempo dello svezzamento,
sono spinti non solo a dire, ma anche a fare ciò che è indecente.
Nessuno di loro, a quella età, osa comportarsi onestamente, per
timore di essere severamente castigato. Ben a ragione, pertanto,
afferma un poeta pagano: «Essendo cresciuti tra i cattivi esempi dei
nostri genitori, tutti i mali ci accompagnano dalla fanciullezza»
(Come
è rilevato nell’edizione critica (AF, X, p.5, nota 3), il Celanese
fiferisce un passo di Lucio Anneo Seneca, nelle Epistole morales ad
Lucilium, 1. 6, ep. 8; e a questo passo sembra ispirarsi tutto il
quadro. Conoscendo i costumi letterari del Medio Evo, particolarmente
nell’agiografia, non ci si stupisce che il Celanese abbia
trasportato, in questa descrizione della giovinezza di Francesco, il
pessimismo di sant’Agostino - e le Confessioni di lui sono qui più
volte riecheggiate - aiutandosi anche con le sentenze di Seneca,
autore molto in voga allora).
E si tratta di una testimonianza vera: quanto più i desideri dei
parenti sono dannosi ai figli, tanto più essi li seguono volentieri!
–
ora media
319 Raggiunta
un’età un po’ più matura, istintivamente passano a misfatti
peggiori, perché da una radice guasta cresce un albero difettoso, e
ciò che una volta è degenerato, a stento si può ricondurre al suo
giusto stato. E quando varcano la soglia dell’adolescenza, che cosa
pensi che diventino? Allora rompono i freni di ogni norma: poiché è
permesso fare tutto quello che piace, si abbandonano senza riguardo
ad una vita depravata. Facendosi così volutamente schiavi del
peccato, trasformano le loro membra in strumenti di iniquità;
cancellano in se stessi, nella condotta e nei costumi, ogni segno di
fede cristiana. Di cristiano si vantano solo del nome. Spesso gli
sventurati millantano colpe peggiori di quelle realmente commesse:
hanno paura di essere tanto più derisi quanto più si conservano
puri (Cfr.
AGOSTINO, Confessioni, II, 4, 7).
–
serale
320 2.
Ecco i tristi insegnamenti a cui fu iniziato quest’uomo, che noi
Oggi veneriamo come santo, e che veramente è santo! Sciupò
miseramente il tempo, dall’infanzia fin quasi al suo
venticinquesimo anno. Anzi, precedendo in queste vanità tutti i suoi
coetanei, si era fatto promotore di mali e di stoltezze. Oggetto di
meraviglia per tutti, cercava di eccellere sugli altri ovunque e con
smisurata ambizione: nei giuochi, nelle raffinatezze, nei bei motti,
nei canti, nelle vesti sfarzose e morbide. E veramente era molto
ricco ma non avaro, anzi prodigo; non avido di denaro, ma
dissipatore; mercante avveduto, ma munificentissimo per vanagloria;
di più, era molto cortese, accondiscendente e affabile, sebbene a
suo svantaggio. Appunto per questi motivi, molti, votati all’iniquità
e cattivi istigatori, si schieravano con lui. Così, circondato da
facinorosi, avanzava altero e generoso per le piazze di Babilonia
(Altra
evidente imitazione di sant’Agostino, Confess., II, 3, 8),
fino a quando Dio, nella sua bontà, posando il suo sguardo su di
lui, non allontanò da lui la sua ira e non mise in bocca al misero
il freno della sua lode, perché non perisse del tutto.
321 La
mano del Signore si posò su di lui e la destra dell’Altissimo lo
trasformò, perché, per suo mezzo, i peccatori ritrovassero la
speranza di rivivere alla grazia, e restasse per tutti un esempio di
conversione a Dio (L’autore
ha infoschito le tinte nel quadro della giovinezza di Francesco, per
dar maggior risalto alla luce che emanerà dal convertito).
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Sabato
27 –
mattina
CAPITOLO
2, DIO VISITA IL SUO SPIRITO CON UNA MALATTIA E CON UN SOGNO.
322 3.
Ecco dunque quest’uomo vivere nel peccato con passione giovanile!
Trascinato dalla sua stessa età, dalle tendenze della gioventù e
incapace di controllarsi, poteva soccombere al veleno dell’antico
serpente (Cfr Ap
20,2). Ma la vendetta, o
meglio la misericordia divina, all’improvviso richiama la sua
coscienza traviata mediante angustia spirituale e infermità
corporale, conforme al detto profetico: Assedierò
la tua via di spine, la circonderò con un muro
(Os 2,6).
–
ora media
323 Colpito
da una lunga malattia, come è necessario per la caparbietà umana,
che non si corregge se non col castigo, egli cominciò effettivamente
a cambiare il suo mondo interiore. Riavutosi un po’, per ricuperare
le forze, si mise a passeggiare qua e là per la casa, appoggiato ad
un bastone. Un giorno uscì, ammirando con più attenzione la
campagna circostante; ma tutto ciò che è gradevole a vedersi: la
bellezza dei campi, l’amenità dei vigneti, non gli dava più alcun
diletto. Era attonito di questo repentino mutamento e riteneva stolti
tutti quelli che hanno il cuore attaccato a beni di tal sorta.
-
serale
324 4
Da quel giorno cominciò a far nessun conto di sé e a disprezzare
ciò che prima aveva ammirato ed amato. Non tuttavia in modo perfetto
e reale, perché non era ancora libero dai lacci della vanità, né
aveva scosso a fondo il giogo della perversa schiavitù. Abbandonare
le consuetudini è infatti molto arduo: una volta impiantatesi
nell’animo, non si lasciano sradicare facilmente; lo spirito, anche
dopo lunga lontananza, ritorna ai primitivi atteggiamenti, e il vizio
finisce per diventare una seconda natura. Pertanto Francesco cerca
ancora di sottrarsi alla mano divina; quasi immemore della correzione
paterna, arridendogli la fortuna, accarezza pensieri terreni: ignaro
del volere di Dio, sogna ancora grandi imprese per la gloria vana del
mondo.
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Domenica
28 –
mattina
325 Un
cavaliere di Assisi stava allora organizzando grandi preparativi
militari: pieno di ambizioni, per accaparrarsi maggior ricchezza e
onore, aveva deciso di condurre le sue truppe fin nelle Puglie [Ivi
Graltieri di Brienne combatteva a capo delle milizie di Innocenzo III
contro Markwaldo, che voleva usurpare al Papa la tutela del
giovinetto Federico II. Non si conosce il nome di questo cavaliere,
né sembra riferirsi ad esso il nome di «conte Gentile» della
Leggenda dei tre compagni (c. 2,5)].
Saputo questo, Francesco, leggero d’animo e molto audace, trattò
subito per arruolarsi con lui: gli era inferiore per nobiltà di
natali, ma superiore per grandezza d’animo; meno ricco, ma più
generoso.
–
ora media
326 5.
La sua mente era tutta consacrata al compimento di simile progetto, e
aspettava ansioso l’ora di partire. Ma la notte precedente, Colui
che l’aveva colpito con la verga della giustizia lo visitò in
sogno con la dolcezza della grazia; e poiché era avido di gloria, lo
conquise con lo stesso miraggio di una gloria più alta. Gli sembrò
di vedere la casa tappezzata di armi: selle, scudi, lance e altri
ordigni bellici (In
2 Cel. 6, la visione comprende pure una «sposa bellissima»),
e se ne rallegrava grandemente, domandandosi stupito che cosa fosse.
Il suo sguardo infatti non era abituato alla visione di quegli
strumenti in casa, ma piuttosto a cataste di panno da vendere (In
2 Cel, si distinguono due visioni).
E mentre era non poco sorpreso davanti all’avvenimento inaspettato,
si sente dire: «Tutte queste armi sono per te e i tuoi soldati». La
mattina dopo, destandosi, si alzò con il cuore inondato di gioia e,
interpretando la visione come ottimo auspicio, non dubitava un
istante del successo della sua spedizione nelle Puglie. Tuttavia non
sapeva quello che diceva
(Lc 9,33)
(E’
riferito a san Pietro, nel prodigio della trasfigurazione),
ignorando ancora il compito che il Signore intendeva affidargli. Non
gli mancava comunque la possibilità di intuire che aveva
interpretato erroneamente la visione, perché, pur avendo essa un
rapporto con le imprese guerresche, di fatto non lo entusiasmava né
allietava come al solito; a fatica anzi gli riusciva di mettere in
atto quei suoi piani e realizzare il viaggio tanto desiderato.
–
serale
327 In
verità, molto a proposito si parla di armi subito all’inizio della
missione di Francesco, ed è assai conveniente armare il soldato che
si accinge a combattere contro
il forte armato (Lc
11,21), perché, come
nuovo Davide, liberi Israele, nel
nome del Dio degli eserciti (1Sam
17,45), dall’antico
oltraggio dei nemici.