Monastero
della foresta delle canne di bambù
Orari
di meditazione comunitaria:
-
mattino dalle ore 6,00 alle ore 6,30;
-
ora media dalle 12,30 alle 13,00;
-
serale dalle 22,00 alle 22,30.
Da
lunedì 5 gennaio a domenica 11 gennaio 2015.
Settimana
della pace
“Tutti
gli esseri umani nascono liberi ed uguali
in
dignità e diritti.
Essi
sono dotati di ragione e di coscienza e
devono
agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
Il primo articolo della Dichiarazione universale
dei
diritti umani
Lunedì
5 – mattina
“...e ora mi hai
compreso.
Non si tratta
d'asciugare vagamente una lacrima: e' subito fatto.
Neppure di aver un
attimo di pietà: è troppo facile.
Di non accontentare più
di girare attorno a noi e a quelli che ci appartengono...sazi della
nostra piccola parte di Paradiso.
Di rifiutare di
proseguire nella soave siesta benpensante, quando tutto urla e si
dispera attorno a noi.
Di non accettare più
questa forma di esistenza che è una perpetua rinuncia all'uomo.
Non accettare più una
dignità negativa che i piccoli borghesi dell'eternità soffocano in
un labirinto di formule e di divieti.
Non accettare più di
essere felici sa soli”.
Raoul Follereau
(Giornalista,
filantropo e poeta francese del '900)
Lunedì
5 – ora
media
Dinanzi alla miseria,
all'ingiustizia, alla viltà,
non rinunciare mai, non
patteggiare mai, non indietreggiare mai. Lotta. Combatti.
Va all'assalto!
Impedisci ai
responsabili di dormire.
Tu che sei il domani,
esigi la felicità, per gli altri, costruisci le felicità degli
altri.
Il mondo ha fame di pane
e di tenerezza.
Lavoriamo.
Raoul Follereau
Lunedì
5 – serale
Malgrado tutto, e, se è
necessario, contro tutto.
Perchè è per tutti.
Le prove che il Signore
stabilirà per noi non rallenteranno per nulla la nostra corsa.
L'ingiustizia o la
stupidità degli uomini non troncheranno il nostro slancio.
Che importa se Beethoven
era sordo, Rembrandt cieco, Damiano lebbroso, Pasteur paralizzato?
Che importa se Dunant si
doveva recare dagli incurabili e Polina Jaricot alla mensa dei
poveri?
La Carità accetta le
prove, la Carità sorride alla sofferenza.
La Carità è più forte
della morte....
Il mondo ha fame di pane e di tenerezza.....
lavoriamo.....
Raoul Follereau
Martedì
6 – mattina
MADRE
TERESA di CALCUTTA - Discorso in occasione del conferimento del
Premio Nobel per la Pace – Oslo, 10 dicembre 1979
Poiché
ci troviamo qui riuniti insieme penso che sarebbe bello per
ringraziare Dio per il premio Nobel per la pace che pregassimo con
una preghiera di S. Francesco d’Assisi che mi sorprende sempre
molto – noi diciamo questa preghiera ogni giorno dopo la Santa
Comunione, perché è molto adatta a ciascuno di noi, e penso sempre
che quattro-cinquecento anni fa quando S. Francesco d’Assisi
compose questa preghiera dovevano avere le stesse difficoltà che
abbiamo oggi, visto che compose una preghiera così adatta anche a
noi.
Penso
che alcuni di voi ce l’abbiano già, dunque pregheremo insieme.
Ringraziamo Dio per l’opportunità che abbiamo tutti insieme oggi,
per questo dono di pace che ci ricorda che siamo stati creati per
vivere quella pace, e Gesù si fece uomo per portare questa buona
notizia ai poveri. Egli essendo Dio è diventato uomo in tutto
eccetto che nel peccato, e ha proclamato molto chiaramente di essere
venuto per portare questa buona notizia. La notizia era pace a tutti
gli uomini di buona volontà e questo è qualcosa che tutti vogliamo
– la pace del cuore – e Dio ha amato il mondo tanto da dare suo
Figlio – è stato un dono – è come dire che a Dio ha fatto male
dare, perché ha amato tanto il mondo da dare suo Figlio, e lo dette
alla Vergine Maria, e lei allora che cosa fece? Appena arrivò nella
sua vita, fu subito ansiosa di darne la buona notizia, e appena entrò
nella casa di sua cugina, il bambino – il bambino non ancora nato –
il bambino nel grembo di Elisabetta, sussultò di gioia. Era un
piccolo bambino non ancora nato, fu il primo messaggero di pace.
Riconobbe
il Principe della Pace, riconobbe che Cristo era venuto a portare una
buona notizia per me e per te. E se non fosse abbastanza – se non
fosse abbastanza diventare uomo – egli morì sulla croce per
mostrare quell’amore più grande, e morì per voi e per me e per
quel lebbroso e per quell’uomo che muore di fame e per quella
persona nuda nelle strade non solo di Calcutta ma dell’Africa, e
New York, e Londra, e Oslo – e insistette che ci amassimo gli uni
gli altri come lui ci ha amato. Lo abbiamo letto molto chiaramente
nel Vangelo – amatevi come io vi ho amato – come io vi amo –
come il Padre ha amato me così io amo voi – e tanto più forte il
Padre lo ha amato, tanto da donarcelo, e quanto ci amiamo noi, noi
pure dobbiamo donarci gli uni agli altri finché non fa male. Non è
abbastanza per noi dire: amo Dio, ma non amo il mio prossimo. San
Giovanni dice che sei un bugiardo se dici di amare Dio e non il
prossimo. Come puoi amare Dio che non vedi se non ami il prossimo che
vedi, che tocchi, con cui vivi? Così è molto importante per noi
capire che l’amore, per essere vero, deve fare male.
Ha
fatto male a Gesù amarci, gli ha fatto male. E per essere sicuro che
ricordassimo il suo grande amore si fece pane della vita per
soddisfare la nostra fame del suo amore. La nostra fame di Dio,
perché siamo stati creati per questo amore. Siamo stati creati a sua
immagine. Siamo stati creati per amare ed essere amati, ed egli si è
fatto uomo per permettere a noi di amare come lui ci ha amato. Egli è
l’affamato - il nudo – il senza casa – l’ammalato – il
carcerato – l’uomo solo – l’uomo rifiutato – e dice:
l’avete fatto a me. Affamato del nostro amore, e questa è la fame
dei nostri poveri. Questa è la fame che voi e io dobbiamo trovare,
potrebbe stare nella nostra stessa casa.
Martedì
6 – ora
media
Non
dimentico mai l’opportunità che ebbi di visitare una casa dove
tenevano tutti questi anziani genitori di figli e figlie che li
avevano semplicemente messi in un istituto e forse dimenticati.
Sono
andata là, ho visto che in quella casa avevano tutto, cose
bellissime, ma tutti guardavano verso la porta. E non ne ho visto uno
con il sorriso in faccia. Mi sono rivolta alla Sorella e le ho
domandato: come mai? Com’è che persone che hanno tutto qui, perché
guardano tutti verso la porta, perché non sorridono? Sono così
abituata a vedere il sorriso nella nostra gente, anche i morenti
sorridono, e lei disse: questo accade quasi tutti i giorni,
aspettano, sperano che un figlio o una figlia venga a trovarli. Sono
feriti perché sono dimenticati – e vedete, è qui che viene
l’amore. Come la povertà arriva proprio a casa nostra, dove
trascuriamo di amarci. Forse nella nostra famiglia abbiamo qualcuno
che si sente solo, che si sente malato, che è preoccupato, e questi
sono giorni difficili per tutti. Ci siamo, ci siamo per accoglierli,
c’è la madre ad accogliere il figlio? Sono stata sorpresa di
vedere in occidente tanti ragazzi e ragazze darsi alle droghe, e ho
cercato di capire perché – perché succede questo, e la risposta
è: perché non hanno nessuno nella loro famiglia che li accolga.
Padre e madre sono così occupati da non averne il tempo. I genitori
giovani sono in qualche ufficio e il figlio va in strada e rimane
coinvolto in qualcosa. Stiamo parlando di pace. Queste sono cose che
distruggono la pace, ma io sento che il più grande distruttore della
pace oggi è l’aborto, perché è una guerra diretta –
un’uccisione diretta – un omicidio commesso dalla madre stessa.
E
leggiamo nelle Scritture, perché Dio lo dice molto chiaramente:
anche se una madre dimenticasse il suo bambino – io non ti
dimenticherò – ti ho inciso sul palmo della mano. Siamo incisi nel
palmo della Sua mano, così vicini a lui che un bambino non nato è
stato inciso nel palmo della mano di Dio. E quello che mi colpisce di
più è l’inizio di questa frase, che persino se una madre potesse
dimenticare, qualcosa di impossibile – ma perfino se si potesse
dimenticare – io non ti dimenticherò. E oggi il più grande mezzo
– il più grande distruttore della pace è l’aborto. E noi che
stiamo qui – i nostri genitori ci hanno voluti. Non saremmo qui se
i nostri genitori non lo avessero fatto. I nostri bambini li
vogliamo, li amiamo, ma che cosa è di milioni di loro? Tante persone
sono molto, molto preoccupate per i bambini in India, per i bambini
in Africa dove tanti ne muoiono, di malnutrizione, fame e così via,
ma milioni muoiono deliberatamente per volere della madre. E questo è
ciò che è il grande distruttore della pace oggi. Perché se una
madre può uccidere il proprio stesso bambino, cosa mi impedisce di
uccidere te e a te di uccidere me? Nulla.
Martedì
6 – serale
Per
questo faccio appello in India, faccio appello ovunque. Restituiteci
i bambini, quest’anno è l’anno dei bambini. Che abbiamo fatto
per i bambini? All’inizio dell’anno ho detto, ovunque abbia
parlato ho detto: quest’anno facciamo che ogni singolo bambino,
nato o non nato, sia desiderato. E oggi è la fine dell’anno,
abbiamo reso ogni bambino desiderato? Vi darò qualcosa di
impressionante. Stiamo combattendo l’aborto con le adozioni,
abbiamo salvato migliaia di vite, abbiamo inviato messaggi a tutte le
cliniche, gli ospedali, le stazioni di polizia – per favore non
distruggete i bambini, li prenderemo noi. Così ad ogni ora del
giorno e della notte c’è sempre qualcuno, abbiamo parecchie
ragazze madri – dite loro di venire, noi ci prenderemo cura di voi,
prenderemo il vostro bambino, e troveremo una casa per il bambino. E
abbiamo un’enorme domanda da parte di famiglie senza bambini, per
noi questa è una grazia di Dio. Stiamo anche facendo un’altra cosa
molto bella – stiamo insegnando ai nostri mendicanti, ai nostri
lebbrosi, agli abitanti degli slum, alla nostra gente sulla strada, i
metodi naturali di pianificazione familiare.
E
solo in Calcutta in sei anni – nella sola Calcutta – abbiamo
avuto 61273 bambini in meno da famiglie che li avrebbero avuti, ma
perché praticano questo metodo naturale di astinenza, di
auto-controllo, con amore reciproco. Insegniamo loro il metodo della
temperatura che è molto bello, molto semplice, e la nostra povera
gente capisce. E sapete che cosa mi hanno detto? La nostra famiglia è
sana, la nostra famiglia è unita, e possiamo avere un bambino ogni
volta che vogliamo. Così chiaro – quelle persone nelle strade,
quei mendicanti – e io penso che se la nostra gente può farlo
tanto più potete voi e tutti gli altri che potete conoscere i metodi
e i mezzi senza distruggere la vita che Dio ha creato in noi. I
poveri sono grandi persone. Possono insegnarci molte cose belle.
L’altro giorno uno di loro è venuto a ringraziare e ha detto: voi
che avete fatto voto di castità siete le persone migliori per
insegnarci la pianificazione familiare.
Perché
non è altro che auto-controllo per amore reciproco. E penso che
abbiano detto una frase molto bella. E queste sono persone che magari
non hanno niente da mangiare, magari non hanno dove vivere, ma sono
grandi persone. I poveri sono persone meravigliose. Una sera siamo
uscite e abbiamo raccolto quattro persone per la strada. Una di loro
era in condizioni terribili – e ho detto alle Sorelle: prendetevi
cura degli altri tre, io mi occupo di questa che sembrava stare
peggio. Ho fatto per lei tutto quello che il mio amore poteva fare.
L’ho messa a letto, e c’era un tale meraviglioso sorriso sulla
sua faccia. Ha preso la mia mano e ha detto solo una parola: grazie,
ed è morta. Non ho potuto non esaminare la mia coscienza di fronte a
lei, e mi sono chiesta cosa avrei detto al suo posto. E la mia
risposta è stata molto semplice. Avrei provato ad attirare un po’
di attenzione su di me, avrei detto che ho fame, che sto morendo, che
ho freddo, dolore, o altro, ma lei mi ha dato molto di più – mi ha
dato il suo amore riconoscente. Ed è morta con il sorriso sul volto.
Mercoledì 7 – mattina
Come
quell’uomo che abbiamo raccolto dal canale, mezzo mangiato dai
vermi, e l’abbiamo portato a casa. Ho vissuto come un animale per
strada, ma sto per morire come un angelo, amato e curato. Ed è stato
così meraviglioso vedere la grandezza di quell’uomo che poteva
parlare così, poteva morire senza accusare nessuno, senza maledire
nessuno, senza fare paragoni. Come un angelo – questa è la
grandezza della nostra gente. Ed è per questo che noi crediamo che
Gesù disse: ero affamato – ero nudo – ero senza casa – ero
rifiutato, non amato, non curato – e l’avete fatto a me. Credo
che noi non siamo veri operatori sociali. Forse svolgiamo un lavoro
sociale agli occhi della gente, ma in realtà siamo contemplative nel
cuore del mondo. Perché tocchiamo il Corpo di Cristo ventiquattro
ore al giorno. Abbiamo ventiquattro ore di questa presenza, e così
voi e io. Anche voi provate a portare questa presenza di Dio nella
vostra famiglia, perché la famiglia che prega insieme sta insieme. E
io penso che noi nella nostra famiglia non abbiamo bisogno di bombe e
armi, di distruggere per portare pace – semplicemente stiamo
insieme, amiamoci reciprocamente, portiamo quella pace, quella gioia,
quella forza della presenza di ciascuno in casa. E potremo superare
tutto il male che c’è nel mondo. C’è tanta sofferenza, tanto
odio, tanta miseria, e noi con la nostra preghiera, con il nostro
sacrificio iniziamo da casa.
L’amore
comincia a casa, e non è quanto facciamo, ma quanto amore mettiamo
in quello che facciamo. Sta a Dio Onnipotente – quanto facciamo non
ha importanza, perché Lui è infinito, ma quanto amore mettiamo in
quello che facciamo. Quanto facciamo a Lui nella persona che striamo
servendo. Qualche tempo fa a Calcutta avemmo grande difficoltà ad
ottenere dello zucchero, e non so come i bambini lo seppero, e un
bambino di quattro anni, un bambino Hindu, andò a casa e disse ai
suoi genitori: non mangerò zucchero per tre giorni, darò il mio
zucchero a Madre Teresa per i suoi bambini. Dopo tre giorni suo padre
e sua madre lo portarono alla nostra casa. Non li avevo mai
incontrati prima, e questo piccolo riusciva a malapena pronunciare il
mio nome, me sapeva esattamente che cosa era venuto a fare. Sapeva
che voleva condividere il suo amore. E questo è perché ho ricevuto
tanto amore da voi tutti. Dal momento che sono arrivata qui sono
stata semplicemente circondata da amore, da vero amore comprensivo.
Si percepiva come se ciascuno in India, ciascuno in Africa fosse
qualcuno molto speciale per voi. E mi sono sentita proprio a casa
dicevo alla Sorella oggi. Mi sento in Convento con le Sorelle come se
fossi a Calcutta con le mie Sorelle. Così completamente a casa qui,
proprio qui.
E
così sono qui a parlarvi – voglio che voi troviate il povero qui,
innanzitutto proprio a casa vostra. E cominciate ad amare qui. Siate
questa buona notizia per la vostra gente. E informatevi sul vostro
vicino di casa – sapete chi sono? Ho avuto un’esperienza
veramente straordinaria con una famiglia Hindu che aveva otto
bambini. Un signore venne alla nostra casa e disse: Madre Teresa, c’è
una famiglia con otto bambini, non mangiano da tanto tempo – faccia
qualcosa. Così ho preso del riso e sono andata immediatamente. E ho
visto i bambini – i loro occhi luccicanti per la fame – non so se
abbiate mai visto la fame. Ma io l’ho vista molto spesso. E lei
prese il riso, lo divise, e uscì. Quando fu tornata le chiesi –
dove sei andata, che hai fatto? Lei mi dette una risposta molto
semplice: anche loro hanno fame. Quel che mi colpì di più fu che
lei sapeva – e chi sono loro, una famiglia musulmana – lei lo
sapeva. Non portai più del riso quella sera perché volevo che
godessero la gioia della condivisione. Ma c’erano quei bambini, che
irradiavano gioia, condividendo la gioia con la loro madre perché
lei aveva amore da dare. E vedete è qui che comincia l’amore – a
casa. E voglio che voi – e sono molto grata per quello che ho
ricevuto.
Mercoledì 7 – ora
media
E’
stata un’esperienza enorme e torno in India – tornerò la
prossima settimana, il 15 spero – e potrò portare il vostro amore.
E so bene che non avete dato del vostro superfluo, ma avete dato fino
a farvi male. Oggi i piccoli bambini hanno – ero così sorpresa –
c’è così tanta gioia per i bambini che hanno fame. Che i bambini
come loro avranno bisogno di amore e cura e tenerezza, come ne hanno
tanto dai loro genitori. Così ringraziamo Dio che abbiamo avuto
questa opportunità di conoscerci, e questa conoscenza reciproca ci
ha portati così vicini. E potremo aiutare non solo i bambini indiani
e africani ma potremo aiutare i bambini del mondo intero, perché
come sapete le nostre Sorelle stanno in tutto il mondo. E con questo
premio che ho ricevuto come premio di pace, proverò a fare una casa
per molti che non hanno una casa. Perché credo che l’amore cominci
a casa, e se possiamo creare una casa per i poveri – penso che
sempre più amore si diffonderà. E potremo mediante questo amore
comprensivo portare pace, essere la buona notizia per i poveri. I
poveri della nostra famiglia per primi, nel nostro paese e nel mondo.
Per poter fare questo, le nostre Sorelle, le nostre vite devono
essere intessute di preghiera.
Devono
essere intessute di Cristo per poter capire, essere capaci di
condividere. Perché oggi c’è così tanto dolore – e sento che
la passione di Cristo viene rivissuta ovunque di nuovo – siamo noi
là a condividere questa passione, a condividere questo dolore della
gente. In tutto il mondo, non solo nei paesi poveri, ma ho trovato la
povertà dell’occidente tanto più difficile da eliminare. Quando
prendo una persona dalla strada, affamata, le do un piatto di riso,
un pezzo di pane, l’ho soddisfatta. Ho rimosso quella fame. Ma una
persona che è zittita, che si sente indesiderata, non amata,
spaventata, la persona che è stata gettata fuori dalla società –
quella povertà è così dolorosa e diffusa, e la trovo molto
difficile. Le nostre Sorelle stanno lavorando per questo tipo di
persone nell’occidente. Allora dovete pregare per noi affinché
siamo capaci di essere questa buona notizia, ma non possiamo farlo
senza di voi, lo dovete fare qui nel vostro paese.
Dovete
arrivare a conoscere i poveri, magari la gente qui ha beni materiali,
tutto, ma penso che se noi tutti cerchiamo nelle nostre case, quanto
troviamo difficile a volte sia sorriderci reciprocamente, e che il
sorriso è l’inizio dell’amore. E così incontriamoci sempre con
un sorriso, perché il sorriso è l’inizio dell’amore, e quando
cominciamo ad amarci è naturale voler fare qualcosa. Così pregate
per le nostre Sorelle e per me e per i nostri Fratelli, e per i
nostri Collaboratori che sono sparsi nel mondo. Essi possono rimanere
fedeli al dono di Dio, amarlo e servirlo nei poveri insieme con voi.
Quello che abbiamo fatto non avremmo potuto farlo se voi non lo
aveste condiviso con le vostre preghiere, i vostri doni, questo
continuo dare. Ma non voglio che mi diate del vostro superfluo,
voglio che mi diate finché vi fa male.
Mercoledì
7 – serale
L’altro
giorno ho ricevuto 15 dollari da un uomo che è stato sdraiato per
venti anni, e l’unica parte che poteva muovere è la mano destra. E
l’unica cosa di cui gode è fumare. E mi ha detto: non fumo per una
settimana, e ti mando questi soldi.
Deve
essere stato un sacrificio terribile per lui, ma guardate quanto è
bello, come ha condiviso, e con quei soldi ho comprato del pane e
l’ho dato a quelli che sono affamati con gioia da tutte e due le
parti, lui stava dando e i poveri stavano ricevendo. Questo è
qualcosa che voi e io – è un dono di Dio per noi poter condividere
il nostro amore con gli altri. E fate come se fosse per Gesù.
Amiamoci gli uni gli altri come egli ci ha amato. Amiamo Lui con
amore indiviso. E la gioia di amare Lui e amarci gli uni gli altri –
diamo ora – che Natale è così vicino. Conserviamo la gioia di
amare Gesù nei nostri cuori. E condividiamo questa gioia con tutti
quelli con cui veniamo in contatto. E questa gioia radiosa è vera,
perché non abbiamo motivo di non essere felici perché non abbiamo
Cristo con noi. Cristo nei nostri cuori, Cristo nel povero che
incontriamo, Cristo nel sorriso che diamo e nel sorriso che
riceviamo. Facciamone un impegno: che nessun bambino sia
indesiderato, e anche che ci accogliamo con un sorriso, specialmente
quando è difficile sorridere.
Non
dimentico mai qualche tempo fa circa quattordici professori vennero
dagli Stati Uniti da diverse università. E vennero a Calcutta nella
nostra casa. Stavano parlando e dicevano di essere stati alla casa
per i morenti. Abbiamo una casa per i morenti a Calcutta, dove
abbiamo raccolto più di 36000 persone solo dalle strade di Calcutta,
e di questo grande numero più di 18000 hanno avuto una bella morte.
Sono semplicemente andati a casa da Dio; e sono venuti nella nostra
casa e abbiamo parlato di amore, di compassione, e poi uno di loro mi
ha chiesto: Madre, per favore ci dica qualcosa che possiamo
ricordare, e ho detto loro: sorridetevi gli uni gli altri, dedicatevi
del tempo nelle vostre famiglie. Sorridetevi.
E
un altro mi ha chiesto: sei sposata, e ho detto: sì, e trovo a volte
molto difficile sorridere a Gesù perché può essere molto esigente
a volte. Questo è qualcosa di vero, ed è là che viene l’amore –
quando è esigente, e tuttavia possiamo darlo a Lui con gioia. Come
ho detto oggi, ho detto che se non vado in Cielo per qualcos’altro
andrò in cielo per tutta la pubblicità perché mi ha purificata e
sacrificata e resa veramente pronta ad andare in Cielo. Penso che
questo sia qualcosa, che dobbiamo vivere la nostra vita in modo
bello, abbiamo Gesù con noi e Lui ci ama. Se potessimo solo
ricordarci che Gesù mi ama, e ho l’opportunità di amare gli altri
come lui ama me, non nelle grandi cose, ma nelle piccole cose con
grande amore, allora la Norvegia diventerebbe un nido d’amore. E
quanto bello sarà che da qui sia stato dato un centro per la pace.
Che da qui esca la gioia per la vita dei bambini non nati. Se
diventate una luce bruciante nel mondo della pace, allora veramente
il Nobel per la pace è un dono per il popolo norvegese. Dio vi
benedica!
(discorso
tradotto)
Madre
Teresa di Calcutta
(Religiosa
Cristiana - Fondatrice delle Missionarie della Carita - Premio
Nobel per la Pace 1979 - Beata)
Giovedì
8 – mattina
Il
pensiero di Gandhi relativo al satya e all’ahimsa fu influenzato
dalla religione, in parte anche dalla lettura del Vangelo. La verità
e la nonviolenza costituiscono le colonne portanti dell'intero
pensiero gandhiano: intrecciate indissolubilmente, esse sono state le
due vie lungo le quali Gandhi ha cercato di condurre la propria vita
e diffondere la sua visione della vita.
“Non
ho nulla da insegnare al mondo.
La
verità e la non violenza sono antiche
come
le montagne”
Gandhi,
detto il
Mahatma
(Grande
Anima)
politico
e filosofo indiano – pioniere del Satyagraha
Giovedì
8 – ora
media
E'
meglio essere violenti, se c'e' violenza
nei
nostri cuori, piuttosto che indossare
l'aureola
della non violenza per coprire
la
debolezza. La violenza e' sicuramente
preferibile
alla debolezza. C'e' speranza per
un
uomo violento di diventare non violento.
Non
c'e' questa speranza per i deboli.
Mahatma
Gandhi
Giovedì
8 – serale
“La
nonviolenza non è una virtù claustrale, riservata
solo
al “Rischi” (=veggente, profeta) e all'eremita.
E'
suscettibile di essere praticata dalle masse di milioni,
non
perchè queste siano pienamente consapevoli
delle
sue conseguenze, ma perchè E' LA LEGGE DELLA
NOSTRA
SPECIE.
La
nonviolenza, distingue l'uomo dalla bestia. L'uomo
non
si è ancora liberato della bestia che ha in sé, ma
dovrà
sforzarsi di farlo.
Questo
sforzo riguarda la pratica della nonviolenza, non
il
credere in essa. Non posso sforzarmi di credere in un
principio:
o ci credo o non ci credo.
E
se ci credo devo sforzarmi coraggiosamente di metterlo
in
pratica. “Ahimsa” (=non violenza) è un attributo del
coraggioso.
La codardia e l'Ahimsa sono inconpatibili come
l'acqua
e il fuoco”.
Mahatma
Gandhi
Venerdì
9 – mattina
“Sono
le azioni che contano. I nostri pensieri,
per
quanto buoni possano essere, sono perle false
fintanto
che non vengono trasformati in azioni.
Sii
il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. »
Mahatma
Gandhi
Venerdì
9 – ora
media
« L'induismo
così come lo conosco soddisfa
interamente
la mia anima, riempie
completamente
la mia persona... Quando i
dubbi
mi ossessionano, quando le delusioni
mi
fissano negli occhi e quando non vedo
alcun
raggio di sole sull'orizzonte, io torno
sulla Bhagavad Gita e cerco un verso che
mi
dia conforto; ed immediatamente
incomincio
a sorridere in mezzo all'opprimente dolore.
La
mia vita è stata piena di tragedie e se esse non
hanno
lasciato alcun tipo di visibile ed indelebile
effetto
su di me, io devo questo agli insegnamenti
della
Bhagavad Gita. »
Mahatma
Gandhi
Venerdì
9 – serale
« Hé
Rām »
(«Oh
Dio»).
Mahatma
Gandhi
Sabato
10 – mattina
« Ho
un sogno: che un giorno questa nazione
si
sollevi e viva pienamente il vero significato
del
suo credo: "Riteniamo queste verità di per sé
evidenti:
che tutti gli uomini sono stati creati uguali" »
Martin Luther
King
(pastore
protestante, politico e attivista statunitense, leader dei diritti
civili)
Sabato
10 – ora
media
….
e quando lasciamo risuonare la libertà,
quando
le permettiamo di risuonare da
ogni
villaggio e da ogni borgo, da
ogni
stato e da ogni città, acceleriamo
anche
quel giorno in cui tutti i figli di Dio,
neri
e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e
protestanti,
sapranno unire le mani e cantare
con
le parole del vecchio spiritual:
"Liberi
finalmente, liberi finalmente; grazie
Dio
Onnipotente, siamo liberi finalmente".
"I
have a dream", “ ho davanti a me un sogno”
discorso
pronunciato a Washington, 28
agosto 1963
Martin
Luther King
Sabato
10 – serale
sii pruno nella valle - ma sii sempre
il più bel cespuglietto accanto al ruscello;
se non puoi esser albero, sii cespuglio.
Se non puoi esser cespuglio, sii dell'erba
e abbellisci come puoi la strada maestra;
se non puoi esser muschio, sii alga,
ma l'alga più preziosa del laghetto.
Se siam tutti comandanti, la ciurma chi la fa?
C'è qualcosa da fare per tutti.
Ci sono lavori grossi e altri meno
e ciascuno deve scegliere il piu' adatto.
Se non puoi esser strada, sii sentiero,
se non puoi esser sole, sii una stella;
vincere o perdere non dipende dalla grandezza.
Ma bisogna essere al meglio quello che si è.
poesia
di Douglas
Malloch
citata da Martin
Luther King
Domenica
10 – mattina
“La
musica tra tutte le arti esalta l’armonia
universale
e suscita la fraternità dei sentimenti
al
di là di tutte le frontiere:
essa
per la sua natura può far risuonare interiori
armonie,
solleva intense e profonde emozioni,
esercita
un potente influsso con il nuovo incanto.
La
musica è uno strumento di vera fraternità,
aiutando
a superare discriminazioni e frontiere”.
Giovanni
Paolo II
Domenica
10 – ora
media
OM, Sarvesham
Svastir Bhavatu
Sarvesham Shantir Bhavatu
Sarvesham Purnam Bhavatu
Sarvesham Mangalam Bhavatu
“Possa
il buon
augurio
essere su tutti,
possa la pace
essere su tutti,
possa la pienezza
essere su tutti,
possa la prosperità
essere su tutti”
Mantra della pace,
dalla tradizione indu'
Domenica
10 – serale
Oh
beato silenzio, che da tanta pace all'anima.
Santa
Teresa di Lisieux
(Dottore
della chiesa – Mistica)